Il vento sulle stecche della panchina,
vuota,
suona una melodia intessuta di rimpianti
e frantumi di attimi ormai passati,
mentre quella luce in lontananza,
effimero bagliore,
schernisce i miei “se” ed i miei “ma”
senza pietà.
Avessi avuto, prima, coscienza
del silenzio ingombrante
che avrebbe popolato le mie dita
forse,
avrei scelto una diversa via,
non so dirlo, ora.
Ma grazie a Dio,
e sorrido dicendo “ma”,
agli attimi passati non si comanda,
ormai non più.
Resta solo il ricordo sbiadito
di lucenti bugie mai dimenticate
a lustrar le stecche di una panchina,
dove non siederò mai più.
Data: 16 novembre 2019