L’Ungheria ha un grande ruolo nella mia vita. Sono innamorata di questo paese, lo sento mio senza saperne spiegare il motivo. Così è stato nell’ordine naturale delle cose innamorarmi della scrittrice ungherese Agota Kristof dalla prosa perfetta. Un’autrice che nella secchezza della prosa scuote con "uno stile da favola nera dove tutto può essere il contrario di tutto".Capitoli brevi di una pagina e mezza scanditi da titoli si susseguono incalzanti senza alcuna divagazione.Ecco la sinossi e un breve stralcio della storia di 379 pagine che vi invito a leggere se non lo avete ancora fatto: il tutto inizia con una madre disperata costretta ad affidare alla nonna, i suoi due figli gemelli. Siamo un paese dell’ Est ma in un luogo preciso mai nominato. La nonna è una "vecchia strega" sporca, avara:"nostra nonna è la madre di nostra Madre . Prima di venire ad abitare da lei non sapevamo che nostra Madre avesse ancora una Madre.La chiamiamo Nonna.La gente la chiama Strega.Lei ci chiama figli di cagna.Nonna è piccola e magra. Ha un fazzoletto nero sulla testa. I suoi vestiti sono grigio scuro. Porta dei vecchi scarponi militari. Quando fa bello cammina a piedi nudi. Il suo volto è coperto di rughe, macchie scure e porri da cui spuntano peli. Non ha più denti, almeno visibili.Nonna non si lava mai.[...]"Così viene raccontata dai due gemelli, inseparabili, intercambiabili quasi con un’anima sola, i due piccoli maghi dalla prodigiosa intelligenza. Intorno ad essi ruotano personaggi disegnati con pochi tratti scarni su uno sfondo di fame e di morte. Un avvenimento tira l’altro come se una mano misteriosa e ricca di sensualità li cavasse fuori dal cilindro di un prestigiatore crudele. Agota Kristof venuta a mancare nel 2011 ha abbandonato il suo paese nel 1956 per andare a vivere in Svizzera. Presso Einaudi ha pubblicato: Ieri, La chiave dell’ascensore, L’ora grigia e La vendetta.
Data: 31 Gennaio 2019Vedi articolo su Facebook